Polemiche su Simone Cristicchi a Sanremo 2019: per qualcuno la sua Abbi cura di me è un plagio.
Ci risiamo. Come ogni Festival di Sanremo, non poteva mancare in questa sessantanovesima edizione un caso di presunto plagio. Stavolta la polemica è montata sul brano Abbi cura di me di Simone Cristicchi.
Qualcuno ha infatti fatto notare una somiglianza sospetta tra le sue musiche e la colonna sonora del film Risvegli. Basterà per togliere voti a uno degli artisti che in queste serate sanremesi ha convinto di più?
Sanremo 2019: Simone Cristicchi accusato di plagio
A far notare la somiglianza è stato Ciro Caravano dei Neri per Caso. Senza cattiveria, quasi per dovere di cronaca. Ma tanto è bastato a scatenare la polemica. Attraverso la sua pagina Facebook, l’artista ha evidenziato le somiglianze tra Abbi cura di me e la colonna sonora del film Risvegli, scritta da Randy Newman.
Nel suo post, Caravano ha comunque sottolineato che si tratta solo di una somiglianza nella parte strumentale e che “tecnicamente non è un plagio, perché il diritto in materia di musica (solo da queste parti) l’orchestrazione e l’arrangiamento non dà diritti, né doveri“.
Di seguito il post di Caravano con l’accostamento tra Cristicchi e Newman:
Sanremo: i plagi nella storia del Festival
Ma Cristicchi non deve prendersela troppo, di accuse del genere è piena la storia del Festival di Sanremo. Si iniziò addirittura da un classico intoccabile, Nel blu dipinto di blu. Un certo Antonio De Marco sostenne che Domenico Modugno aveva copiato la sua Il castello dei sogni, mai incisa ma cantata dal vivo.
Un plagio storico, e riconosciuto in tribunale, è stato quello di Taxi del 1970, brano cantato da Antoine e Anna Identici. Si trattava di una copia spudorata di Valzer brillante di Maria Pia Donato Minelli, composta nel 1948.
Somiglianze d’autore per Chi non lavora non fa l’amore di Adriano Celentano, accostata a Give Peace a Chance della Plastic Ono Band. Caso analogo per Sarà quel che sarà di Tiziana Rivale del 1983, fin troppo simile a Up Where We Belong di Joe Cocker e Jennifer Warner.
Negli anni Novanta cadono nel mirino della critica Ivana Spagna (per l’accostamento Gente come noi-Last Christmas) e Ron (Vorrei incontrarti tra cent’anni-More than Words degli Extreme).
Anche Nek fu citato in tribunale per il suo brano più famoso, Laura non c’è, che Gianni Bella riteneva fosse un plagio della sua Più ci penso. E poi ancora negli anni Duemila fecero scalpore i Sottotono con Mezze verità (Bye Bye Bye degli ‘N Sync), Marco Masini con L’uomo volante (E ritorno da te di Laura Pausini) e recentemente Alessio Bernabei con Noi siamo infinito (One Last Time di Ariana Grande).
Ma la lista è molto più lunga. Si consoli Simone Cristicchi dunque: non è il primo e non sarà l’ultimo. Fa parte anche questo della tradizione decennale del Festival più amato e detestato dagli italiani.
FONTE FOTO: https://www.facebook.com/SimoneCristicchiOfficialPage